L’area interessata dal parco eolico Ares è ubicata a circa 15 km a nord-ovest di Potenza, incastonata tra i confini dei Comuni di Bella, Atella, Ruoti ed Avigliano ed è votata essenzialmente ed in maniera prioritaria al pascolo e meno alle attività agricole.

L’orografia del territorio è marcatamente segnata da un sistema montuoso piuttosto accidentato, costituito dalle alture del Monte Caruso appunto e, in maniera più addolcita, dalle Toppe di Atella. Nel complesso l’impianto si sviluppa ad un’altitudine media di circa 1000 m. s.l.m., interessando tali alture ed i loro fianchi.

Il sistema idrografico è caratterizzato dall’alto corso del Tiera e del Basento a nord e nord-est, il corso del fiume Marmo-Platano ad ovest (tributario del Tanagro) e la fiumara di Atella a nord-ovest.

Le alture ed i fiumi hanno condizionato le modalità insediative dell’area fin dall’antichità. La particolare conformazione orografica, abbastanza accidentata ma piuttosto percorribile, ha permesso una viabilità piuttosto articolata, con l’esistenza di itinerari a breve e medio raggio che hanno favorito il popolamento dell’intera area. Qui la viabilità locale è costituita da una fitta rete di tratturi, mentre alcuni passi permettono il collegamento con le valli fluviali circostanti.

Dal punto di vista archeologico, l’area di progetto dell’impianto può essere ascritta a quell’antico comprensorio della Lucania noto nella letteratura archeologica con il nome di “area nord-lucana”. Le prime attestazioni materiali della presenza umana risalgono qui al neolitico, quando sull’altura di Montocchio, nei pressi di Potenza, si stabiliscono dei gruppi dediti alle attività agricole ed alla pastorizia. Altre sporadiche attestazioni per l’età protostorica provengono, poi, dall’altura di Barrata, dall’area di San Giovanni di Ruoti, da San Cataldo e da Sant’Antonio Casalini di Bella. In età arcaica si assiste in tutta l’area ad un boom demografico che coinvolge diverse alture, poste in posizione strategica a controllo delle vallate fluviali.

Il territorio, nonostante il carattere particolarmente impervio di alcuni settori, è percorso da assi viari importanti per l’assetto infrastrutturale: sono infatti presenti alcune piste e strade comunali che potranno essere utilizzate in fase di cantiere e di esercizio dell’impianto, circostanza questa che riduce al minimo la necessità di aprire nuove strade.
Il territorio circostante il parco eolico è punteggiato di masserie e piccoli agglomerati urbani, tra cui spiccano gli abitati di Sant’Ilario nella parte nord e San Cataldo in quella a sud.


Sant’Ilario
è un piccolo borgo del comune di Atella situato a 870 metri sul livello del mare, su un contrafforte dell’appennino che da Monte Caruso (1236 m) declina verso la valle di Vitalba (450 m). Aggrappato sul lato est del contrafforte, a ridosso dell’antico Tratturo Regio Potenza-Venosa, apre le sue finestre verso levante dove, imperterrito, troneggia l’autorevole mole del castello di Lagopesole. Oggi il borgo di Sant’Ilario si riscopre come luogo turistico, sia estivo che invernale, poiché è sorta un’accogliente struttura alberghiera pronta ad ospitare scuole, visitatori e turisti.

Sant'Ilario

Sant’Ilario (foto Fabio Cocchia / Fotografando Basilicata)


San Cataldo
è una frazione del Comune di Bella. La Località Bagni è celebre per la presenza sul posto di acqua sulfurea, adatta a bagni di salute; quella delle Caldane è nota per una buona sorgente di acqua ferruginosa. Le acque delle terme di San Cataldo sono conosciute fin dagli inizi del 1800. Per molti anni sono state frequentate solo dalle persone che vivevano nei loro pressi e che avevano scoperto le importanti proprietà benefiche delle acque solfuree minerali.

Il paesaggio che caratterizza le Terme di San Cataldo permette  a chi visita il posto, di godere dell’energia di una natura ben conservata e di ritrovare facilmente il benessere psicofisico.

Il Sentiero del Pane che si tiene intorno al 13 di Agosto è caratterizzato da un percorso congiungente i forni principali della frazione, vari punti gastronomici in cui i visitatori possono degustare i prodotti tipici proposti. Inoltre sono proposte varie mostre legate al ciclo del grano, agli antichi attrezzi e strumenti di cui si servivano i contadini nella vita quotidiana e alla realizzazione del pane. Lungo il percorso artisti e musicisti allietano la serata con musica popolare e spettacoli.

Particolare importanza dal punto di vista monumentale e religioso, riveste il Santuario della Madonna del Carmine di Avigliano, situato sulla cima del Monte Carmine, una montagna appartenente all’Appennino lucano ed alta 1.227 m. Il culto per la Madonna del Carmine, secondo la tradizione, si diffuse ad Avigliano prima che in altre zone della Basilicata, grazie alla devozione dei reduci dalle Crociate, di ritorno dall’Oriente.

Al XII secolo risalgono le prime testimonianze della presenza di una capanna rudimentale nella quale vi era dipinta l’immagine della Madonna, sulla vetta di una montagna (“montagnola”) di 1.227 metri sul livello del mare.

Nel 1694 ci fu una terribile carestia, seguita da un forte terremoto. Alcuni aviglianesi che erano in piazza Gianturco giurarono di aver visto il Castello e il campanile piegarsi come se stessero crollando e poi subito fermarsi nello stato iniziale, senza alcuna lesione. La popolazione, allora si rifugiò sulla “montagnola” per quaranta giorni, durante i quali fece voto che se fossero tornati sani e salvi alle loro case, avrebbero proclamato la Madonna del Carmine protettrice di Avigliano, avrebbero acquistato una statua in legno ed avrebbero costruito una cappella in quel luogo. Non ci fu alcun decesso tra gli aviglianesi e le abitazioni non riportarono alcun danno, nonostante la violenza del sisma e la frequenza delle scosse. Avendo, allora, attribuito il miracolo alla protezione della Vergine, nel 1696 acquistarono subito la statua (quella che ancora oggi venerano) presso la scuola d’arte napoletana del tempo.

La statua rappresenta la Madonna in piedi che sostiene al petto il Bambino, proteso verso di lei quasi a volerla abbracciare. Venne, inoltre, stabilita la costruzione di una Cappella, sulla montagna, ribattezzata Monte Carmine e la celebrazione, ogni 16 luglio , di una festa, in suo onore, ufficializzata nel 1811. Il 16 luglio, la statua viene portata in processione fino alla Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Da qui ha inizio il pellegrinaggio per raggiungere il Santuario, lungo un rapido sentiero di 6 km. Durante la processione vengono trasportati i cinti (castelletti di cera) sulle spalle dei confratelli, insieme ai palii, delle insegne in lino triangolari con l’immagine della Madonna ricamata in oro. Arrivati al monte, la processione fa tre giri intorno alla chiesa, al termine dei quali si celebra la Santa Messa. Infine i credenti restano a consumare il pranzo all’aperto. La devozione popolare verso la “Madonn du Mont” è viva in tutti i paesi del circondario, tanto da attirare in entrambe le festività annuali, migliaia di pellegrini.